Se ti affascina l’arte barocca, Palazzo Barberini è una tappa da non perdere. Questo imponente palazzo, oggi sede della Galleria Nazionale di Arte Antica, è stato per secoli il simbolo della potenza della famiglia Barberini. Fu proprio Papa Urbano VIII, nel Seicento, a volerlo trasformare in una residenza degna della sua dinastia, chiamando a lavorarci i migliori architetti del tempo.
Tra le tante meraviglie custodite al suo interno, due capolavori spiccano per originalità e fascino: la scala elicoidale di Francesco Borromini e lo scalone quadrato di Gian Lorenzo Bernini. Due interpretazioni opposte dello stesso elemento architettonico, due firme inconfondibili che raccontano l’anima del barocco.
Da un lato, Borromini sperimenta forme leggere e sinuose, dando vita a una scala che sembra avvolgersi su se stessa con un ritmo quasi musicale. Dall’altro, Bernini punta sulla solennità, creando una scalinata monumentale che colpisce per imponenza ed eleganza.
Ma cosa rende queste scale così speciali? Quali segreti si celano dietro la loro costruzione? In questo articolo scopriremo ogni dettaglio delle scale di Palazzo Barberini e capiremo cosa le rende così uniche.
Se dopo la lettura vuoi vedere dal vivo queste meraviglie, visita la pagina biglietti per tutte le informazioni su come organizzare la tua visita.

Biglietti per Palazzo Barberini
Acquista ora. Scegli l’orario che preferisci. I posti per Palazzo Barberini sono limitati: non perdere i capolavori di Caravaggio, Raffaello e Pietro da Cortona.
Puoi annullare gratis fino al giorno precedente alla visita.
Il contesto storico e architettonico di Palazzo Barberini

ID 116916371 © Stoyan Haytov | Dreamstime.com
Nel cuore di Roma, a pochi passi dal Quirinale, sorge uno dei palazzi più straordinari del Barocco italiano: Palazzo Barberini. Costruito tra il 1625 e il 1633, questo edificio nasce come residenza della famiglia Barberini, una delle più potenti dell’epoca, grazie all’elezione al soglio pontificio di Maffeo Barberini, divenuto Papa Urbano VIII.
Il progetto iniziale venne affidato a Carlo Maderno, architetto di grande esperienza e già responsabile della facciata di San Pietro. Fu lui a concepire il palazzo con una pianta aperta a “H”, un’innovazione rispetto ai tradizionali palazzi rinascimentali, che di solito erano chiusi attorno a un cortile centrale. L’idea era quella di fondere la residenza nobiliare con la tipologia della villa suburbana, creando un complesso in cui la natura e l’architettura dialogassero tra loro.
Dopo la morte di Maderno nel 1629, la direzione dei lavori passò nelle mani di Gian Lorenzo Bernini, all’epoca giovane ma già affermato grazie alla protezione di Urbano VIII. Al suo fianco c’era anche Francesco Borromini, un architetto visionario, con idee innovative e uno stile che presto lo avrebbe reso celebre.
La convivenza tra i due non fu semplice. Se da un lato Bernini aveva il compito di portare avanti la costruzione del palazzo con il suo stile monumentale e teatrale, Borromini iniziava a sperimentare soluzioni architettoniche sempre più audaci. Proprio all’interno di Palazzo Barberini nascono due capolavori assoluti del barocco: la scala elicoidale di Borromini e lo scalone quadrato di Bernini. Due opere che, pur servendo lo stesso scopo, incarnano visioni completamente opposte dell’architettura.
Vuoi saperne di più sulla storia di Palazzo Barberini? Leggi il nostro articolo dedicato.
La scala elicoidale di Francesco Borromini

ID 86074719 @ Marcovarro | Dreamstime.com
Nel cuore di Palazzo Barberini, quasi nascosta rispetto all’imponente scalone di Bernini, si trova una delle opere più affascinanti del Barocco romano: la scala elicoidale di Francesco Borromini. A prima vista può sembrare “solo” una scala, ma osservandola da vicino si intuisce subito che è molto di più: un capolavoro di equilibrio, leggerezza e ingegno architettonico.
Un capolavoro di leggerezza e movimento
Progettata tra il 1633 e il 1634, questa scala serviva l’ala sud del palazzo, quella destinata al cardinale Francesco Barberini. A differenza dello scalone monumentale di Bernini, pensato per stupire gli ospiti, la scala di Borromini aveva un’altra funzione: garantire un accesso più riservato agli ambienti privati del cardinale.
La sua particolarità sta nella forma elicoidale, che la fa avvolgere su se stessa come una spirale in costante movimento. Borromini abbandona la classica pianta circolare e sceglie una pianta ovale, più schiacciata, che rende la salita più fluida e armoniosa. Questa scelta non è casuale: si ispira ai trattati di Vignola, Serlio e Palladio, ma ne supera i principi tradizionali, dando vita a qualcosa di completamente nuovo.
Un gioco di luce e spazio

ID 258443324 © Wirestock | Dreamstime.com
Uno degli elementi più sorprendenti della scala è il modo in cui la luce la attraversa. Dall’alto filtra la luce naturale attraverso un grande oculo, mentre le finestre della facciata lasciano entrare fasci luminosi che cambiano durante la giornata, creando un’atmosfera quasi mistica. Questa gestione della luce accentua la sensazione di movimento e rende la scala un’opera viva, che cambia a seconda del punto di vista.
Un altro dettaglio che la rende unica è la struttura portante. Le colonne doriche binate, distribuite lungo la rampa, danno l’illusione che la scala sia sospesa nel vuoto, sfidando la gravità. Ogni giro è composto da 12 colonne, e sui capitelli si possono notare delle piccole api, il simbolo della famiglia Barberini.
Dubbi sull’attribuzione
Oggi la scala elicoidale di Palazzo Barberini è attribuita quasi universalmente a Francesco Borromini, ma non è sempre stato così. Per molto tempo, infatti, si è discusso su chi fosse il vero autore di questa straordinaria struttura. Alcuni storici dell’arte hanno sollevato dubbi, avanzando l’ipotesi che il progetto potesse essere stato realizzato da Gian Lorenzo Bernini o che Borromini avesse avuto solo un ruolo secondario.
Una delle ragioni principali di questo dibattito è che, nei documenti più antichi, la scala veniva attribuita a Bernini, che, dopo la morte di Carlo Maderno nel 1629, aveva assunto la direzione dei lavori di Palazzo Barberini. Essendo l’architetto ufficiale del papa, Bernini aveva il controllo su molte decisioni progettuali, e non sarebbe strano pensare che la scala possa essere stata concepita sotto la sua supervisione.
C’è poi un altro aspetto da considerare: Borromini, all’epoca, era ancora un giovane architetto, impegnato a lavorare sotto Bernini. Questo ha portato alcuni studiosi a ipotizzare che il progetto della scala possa essere nato da una collaborazione tra i due, piuttosto che da un’idea completamente autonoma di Borromini.
Anche alcuni elementi stilistici hanno alimentato i dubbi. Se confrontiamo la scala di Palazzo Barberini con altre scale progettate da Borromini in seguito, come quella del convento di San Carlo alle Quattro Fontane o quella del Palazzo di Propaganda Fide, emergono alcune differenze. Le opere successive di Borromini presentano forme ancora più estreme e audaci, con decorazioni elaborate e soluzioni architettoniche fuori dagli schemi. La scala di Palazzo Barberini, invece, ha un’eleganza più sobria e razionale, che potrebbe suggerire un’influenza berniniana o, semplicemente, un Borromini ancora in una fase iniziale del suo stile.
Nonostante questi interrogativi, oggi la maggior parte degli studiosi concorda nel riconoscere a Borromini la paternità della scala. A supporto di questa tesi ci sono diverse prove:
- Lo stile della scala riflette perfettamente l’approccio innovativo di Borromini, con il suo uso magistrale della luce e delle forme dinamiche.
- Il nipote dell’architetto, Bernardo Borromini, in una lettera del 1685, scrive chiaramente che la scala era stata progettata dallo zio.
- Un’incisione del XVIII secolo realizzata da Domenico de Rossi raffigura la scala senza mai mettere in discussione l’attribuzione a Borromini.
Insomma, sebbene il dibattito sia esistito, oggi la scala elicoidale di Palazzo Barberini è considerata uno dei primi capolavori indipendenti di Borromini.
Lo scalone quadrato di Gian Lorenzo Bernini

ID 258443324 © Wirestock | Dreamstime.com
Se la scala di Borromini è un capolavoro di leggerezza e movimento, lo scalone quadrato di Gian Lorenzo Bernini è la sua esatta antitesi: monumentale, imponente, progettato per stupire. Situato nell’ala nord di Palazzo Barberini, questo scalone non è solo un collegamento tra i piani, ma una vera e propria dichiarazione di potere e grandezza.
Un ingresso di rappresentanza
Progettato intorno al 1630, lo scalone quadrato di Bernini doveva rispondere a un’esigenza precisa: creare un accesso scenografico al piano nobile del palazzo, quello destinato alle funzioni di rappresentanza. Non a caso, la scala collegava direttamente il cortile della Cavallerizza (oggi scomparso) con i piani superiori, garantendo un’entrata trionfale agli ospiti più importanti della famiglia Barberini.
Mentre la scala elicoidale di Borromini serviva un passaggio più discreto, lo scalone di Bernini era pensato per impressionare. E lo fa con forme solide, proporzioni grandiose e una perfetta armonia degli spazi.
Un’architettura solenne e teatrale
A differenza delle scale a chiocciola o delle rampe parallele tipiche del Cinquecento, lo scalone di Bernini introduce un’innovazione: la pianta a pozzo quadrato. L’ampio vano centrale, che si sviluppa in altezza, crea un effetto scenografico che amplifica la percezione dello spazio. Salendo, si ha la sensazione di essere avvolti dall’architettura stessa, con le rampe che si sovrappongono elegantemente e si affacciano sul vuoto centrale.
Le colonne doriche binate sostengono le prime rampe fino al piano nobile, mentre più in alto lasciano spazio a pilastri massicci, conferendo un senso di stabilità e solidità. Le pareti, scandite da nicchie con statue, rafforzano l’impressione di trovarsi in un ambiente maestoso e celebrativo.

Biglietti per Palazzo Barberini
Acquista ora. Scegli l’orario che preferisci. I posti per Palazzo Barberini sono limitati: non perdere i capolavori di Caravaggio, Raffaello e Pietro da Cortona.
Puoi annullare gratis fino al giorno precedente alla visita.
Bernini e Borromini: la sfida delle scale

ID 86074759 | Bernini © Marcovarro | Dreamstime.com
Palazzo Barberini non è solo un capolavoro dell’architettura barocca, ma anche il luogo in cui si consuma una delle rivalità più celebri della storia dell’arte: quella tra Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini. Due architetti geniali, due visioni opposte, due scale monumentali che ancora oggi raccontano il loro confronto.
Due scale, due anime diverse
Entrambe le scale di Palazzo Barberini sono straordinarie, ma per motivi completamente diversi.
Lo scalone quadrato di Bernini è imponente, solenne, teatrale. È pensato per impressionare chi lo percorre e sottolineare il prestigio della famiglia Barberini. La sua struttura è ampia, maestosa, costruita per dominare lo spazio e trasmettere un senso di potenza.
La scala elicoidale di Borromini è intima, leggera, sperimentale. Non si impone, ma affascina con la sua eleganza e il suo movimento fluido. Il suo design ovale, la luce che filtra dall’alto e la disposizione delle colonne creano un effetto quasi onirico, completamente diverso dall’approccio monumentale di Bernini.
Queste due scale sono molto più di semplici elementi architettonici: sono la firma dei loro autori, il simbolo di due concezioni dell’arte che hanno segnato l’intera epoca barocca.
Due caratteri inconciliabili
La rivalità tra Bernini e Borromini non era solo stilistica, ma anche caratteriale.
Bernini era il favorito della corte papale, amato dai Barberini e dotato di un carisma naturale. Oltre che architetto, era anche scultore e scenografo, capace di creare opere spettacolari e grandiose.
Borromini, invece, era più introverso, inquieto e perfezionista. Non amava la mondanità e si dedicava esclusivamente alla sperimentazione architettonica, cercando soluzioni innovative e allontanandosi dalle convenzioni dell’epoca.
La collaborazione tra i due, iniziata nei primi anni Trenta del Seicento, si trasformò presto in un’accesa competizione, che culminò nel loro distacco definitivo. Dal 1633 le loro strade si divisero per sempre e il loro antagonismo si riflesse in alcune delle opere più importanti di Roma.
Due interpretazioni del barocco
La sfida tra Bernini e Borromini non si esaurisce a Palazzo Barberini. Il loro confronto si estese a molte altre opere della capitale, come San Pietro, Sant’Ivo alla Sapienza e San Carlo alle Quattro Fontane. Bernini dominava con il suo barocco teatrale ed emozionale, Borromini rispondeva con le sue forme geometriche e visionarie.
Ancora oggi, visitare Palazzo Barberini significa entrare in questo duello artistico e ammirare da vicino due interpretazioni opposte ma complementari dell’architettura barocca.
Vuoi sapere quali altre opere meravigliose sono custodite all’interno di Palazzo Barberini? In questo articolo ne abbiamo parlato nel dettaglio.
Conclusione
Le scale di Palazzo Barberini non sono semplici elementi architettonici: sono racconti di pietra, opere che parlano di due geni dell’architettura barocca e della loro visione opposta ma complementare. Bernini e Borromini, con il loro talento e la loro rivalità, hanno dato vita a due capolavori che ancora oggi stupiscono chi le percorre.
Da un lato, lo scalone quadrato di Bernini, solenne e monumentale, progettato per impressionare e trasmettere un senso di grandezza. Dall’altro, la scala elicoidale di Borromini, un capolavoro di leggerezza e movimento, che incanta con la sua eleganza e il gioco di luci e ombre.
Due modi diversi di interpretare l’architettura, due firme inconfondibili che hanno lasciato un’impronta indelebile nel barocco romano. Visitare Palazzo Barberini significa vivere questa sfida artistica e camminare attraverso la storia.
Se vuoi ammirare da vicino queste meraviglie e scoprire il resto del patrimonio artistico custodito nel palazzo, visita la pagina biglietti e organizza la tua visita!